20 settembre 2014

Tutto esaurito per l’uscita alpinistica alle Torri del Vajolet. Partiamo in 9 del CAI di Imola, all’alba di un 9 agosto che promette tutt’altro che bene  dal punto di vista meteorologico.

Le previsioni hanno evidentemente dissuaso tanti appassionati ed alla base del Catinaccio non incontriamo la folla che ci si potrebbe aspettare in pieno agosto di sabato.

Anche noi optiamo per non impegnarci immediatamente su una via lunga in parete e dedichiamo il fine mattina ed il primo pomeriggio alla palestra di roccia “Vajolet”, attrezzata dalle Guide a pochi minuti di distanza dal rifugio omonimo: roccia ottima, difficoltà dal 4c al 6b, morale alle stelle.

E come sempre, in montagna, la prudenza paga: poco prima delle  15:00 si scatena un vero e proprio nubifragio. Dopo una veloce ritirata nel rifugio, ci troviamo a contemplare, oltre un muro d’acqua, le pareti di roccia verticali trasformate in una successione di cascate, tempestate dai fulmini. La mente quasi rifiuta l’idea di trovarsi in cordata in simili condizioni e corre al resoconto di alcune imprese di Bonatti, che appaiono ancor più pazzesche avendo davanti agli occhi  la violenza con cui possono scatenarsi gli elementi naturali in alta montagna. Nel tardo pomeriggio il cielo si placa e dopo cena ci regaliamo una “sgambatina” (… 700 m di dislivello) al rifugio Passo Principe, innevato, per poi tornare al Vajolet-Preuss al chiaro di una luna piena meravigliosa.

Il risveglio è tormentato da interrogativi comuni: terrà il tempo, che è nuvoloso? attaccheremo una via?  quale? ora che raggiungiamo l’attacco, le pareti si asciugheranno? I più  esperti si consultano, esce l’ipotesi di un ripiego sui multipitch del Garda, poi, complice il tranquillizzante  rifugista/guida alpina, tre cordate imolesi si incamminano su per il ripido sentiero che sale al rifugio Re Alberto, alla base delle torri. L’emozione cresce man mano che si sale. Dal rifugio Vajolet si può vedere solo il profilo slanciato della torre Winkler, ma salendo al Re Alberto si svelano via via anche le linee  verticali della torre Stabeler e della torre Delago, uno spettacolo che non a caso viene spesso  scelto come emblema dell’intera area dolomitica.

Saliremo la “normale” alla torre Stabeler (m 2805), una via storica aperta sulle pareti Est e SudEst dalla cordata Stabeler-Helverson il 16/07/1892. Una via oggi non affollata, di 6-7 tiri di II e III grado con passaggi di IV-, 140 metri di dislivello, soste attrezzate, pochissime  protezioni: una scelta che consentirà di fare esperienza “in ambiente” anche a chi non ne ha ancora tanta, orientandosi in parete, integrando le scarse protezioni già presenti, manovrando correttamente le corde.

L’ascensione si sviluppa in un clima di entusiasmo, dove il silenzio della necessaria concentrazione viene rotto oltre che dai comandi delle manovre anche da battute e provocazioni scherzose.

Il tempo tiene. Ogni tanto qualche nuvola corre, abbraccia le pareti e si dissolve, aumentando la magia del luogo. La verticalità non abbandona mai la progressione ed in alcuni punti particolarmente esposti è davvero impressionante.

Verso le 12.30 Bando è in cima ed in breve viene raggiunto da tutti gli altri. Il Catinaccio emerge tra le nubi che corrono e la vista spazia a perdita d’occhio su tutti i principali gruppi dolomitici. C’è il tempo per le foto e per mangiare qualcosa, ma non vogliamo sfidare troppo a lungo il meteo, fin troppo clemente rispetto alle previsioni. La discesa richiederebbe un aggiramento della parete nord con doppie inframezzate da un traverso in cordata, ma a questo punto esce la competenza e l’esperienza di Gildo, che risparmia tempo prezioso inventando una doppia in diagonale e portandoci con un’unica calata direttamente sulla forcella con la torre Delago. Da qui due lunghe doppie ci fanno scendere alla base della torre.

Una scalata non è necessariamente una “impresa”, e non lo è certo su difficoltà di III e IV grado. Ma quando un’uscita sezionale CAI riesce ad unire nove persone con storie, età e competenze alpinistiche eterogenee affrontando un’avventura che normalmente vede cimentarsi  coppie ben affiatate, portandola a compimento in sicurezza, in tempi congrui ed in un clima di entusiasmo ed allegria, forse in realtà Gildo, Mauro, Bando, Davide, Raffaella, Silvia, Giannino, Matteo e Luca  hanno realizzato una piccola impresa.

Luca Laurenti

Vajolet_1

Vajolet-2