Guzzo

Il sentiero del Rio di Zafferino si arricchisce di un raccordo, che verrà segnato col n°723, che conduce ai ruderi di Ca’ di Guzzo, luogo di un sanguinoso scontro durante la lotta di liberazione.

Dalla curva del Montale, al km. 32 della  S.P. 21BO (del Sillaro), 600 m. prima di Giugnola, si scende per la stradina, molto ripida che, sulla destra,  punta verso il Sillaro. Continuare, sempre in discesa,  fino al guado, cementato, fattibile all’asciutto salvo nei momenti di piena del torrente. Non c’è parcheggio nel punto in cui si abbandona la strada provinciale; conviene lasciare l’auto in uno dei rari spazi disponibili lungo la discesa. Appena passato il Sillaro si notano, a destra,  i lecci abbarbicati alle rocce della gola e le numerose cavità formate dall’erosione delle parti più tenere  dell’arenaria.  Dalla parte opposta  appare il grande  Mulino della Madonna, senza dubbio il più bello della vallata. Una grande gora, con due uscite, convoglia  l’acqua del canale nell’edificio principale dove un’architrave scolpita testimonia l’antichità della costruzione. Tutt’attorno ci sono delle significative testimonianze dell’adattamento dell’uomo all’ambiente della montagna: due  sorgenti scavate nella roccia, delle  grotticelle attrezzate a ripostiglio, il fienile con un  uso abbondante di legno, delle tacche scavate nell’arenaria per sorreggere dei pali per delle coperture provvisorie, dei gradini incisi nei macigni, una passerella  che ha sostituito gli antichi tronchi infissi nelle due sponde,  ecc.  A questo punto si imbocca la bella gola del Rio di Zafferino, scavata tra dei potenti banconi di arenaria ed in breve si arriva alle antiche case del Rio m. 358, un caratteristico esempio degli antichi insediamenti di confine tra Romagna e Toscana, ora agriturismo sempre abitato. Nel borgo, ben conservato, spicca, in particolare, la torre colombaia ma è tutto l’insieme  ad essere armonioso oltre che interessante. Di fronte alle case  si attraversa il torrentello, per guado facilitato, si supera un cancello e si procede su di una  pista che subito si biforca; continuare la salita a destra, sul fondo naturale, argilloso come tutta la valle, tra cespugli ed alberelli, fino ad arrivare sul crinalino  arenaceo , m. 480, che scenderebbe, verso il Sillaro,  a Segattara. Prendere invece, a sinistra, la cresta calanchiva, ben evidente,  che separa  il Rio di Zafferino (dx) dal piccolo Rio dei Carioni (sx), terreno di pascolo bovino. In breve si arriva su una più larga dorsale, percorsa da una pista che, imboccata a sinistra, porta ai ruderi di Ca’ di Guzzo, sito del sanguinoso scontro del  27 settembre 1944, preceduto dal cippo ai combattenti  partigiani caduti in questo luogo. Il ritorno avviene sullo stesso percorso. Si tratta di una facile passeggiata di 3 km (un’ora), con 200 m di dislivello, sicuramente adatta a tutti e che fa parte dei “Sentieri della Libertà”voluti dal CAI e dall’ANPI di Imola, per valorizzare i luoghi legati alla storia della36esima Brigata Garibaldi.

VARIANTE DEL CIPPO “PALMIERI”

Oltrepassati i ruderi di Ca’ di Guzzo di una cinquantina di metri, imboccare, sulla destra, i segni bianco-rosso-verde che scendono verso il Rio del Valletto. La traccia, solo per un breve tratto allargata con la ruspa, non è intuitiva; bisogna comunque percorrere 600 metri e portarsi quasi a fondo valle, a quota  450 dove, nel bosco, troviamo il cippo dedicato alla medaglia d’oro al valor militare Gianni Palmieri. Studente di medicina a Bologna, unitosi alla 36esima Brigata Garibaldi,  prestò  le cure ai feriti durante la feroce battaglia e, catturato, continuò l’opera coi feriti tedeschi, alle Piane,  salvo poi venire fucilato, in questo punto, una volta terminato il suo compito.  In falsopiano verso il Sillaro, in breve, si sbuca sulla pista che, in discesa, condurrebbe al rudere delle Piane ed in salita, a destra,  dopo un seminativo, ritorna a Ca’ di Guzzo.  Tutt’attorno si trovano altri luoghi legati a quei tragici eventi. Nel crinale di fronte, ben in vista,  c’è l’edificio delle Nuvolare dove la 62esima Brigata d’Assalto “Camicie Rosse”  sostenne il primo attacco delle S.S. e più in alto, in prossimità dei Casoni di Romagna,  c’è Ca’ dei Gatti, dove una lapide ricorda i caduti della brigata bolognese. A Gianni Palmieri è intitolato il rifugio CAI della Croda del Lago, nello splendido scenario delle Dolomiti di Cortina.

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FOTO: il Cippo Palmieri; sopra il titolo: i ruderi di Ca’ di Guzzo