Le tracce in formato GPX (GPS eXchange Format) e KML (Keyhole Markup Language) sono linguaggi basati su XML creato per gestire dati geospaziali in tre dimensioni progettati per il trasferimento di dati GPS tra applicazioni software.

Nella sigla KML la parola keyhole è un vecchio nome che viene dal software da cui deriva Google Earth; il software fu prodotto a sua volta dalla Keyhole, Inc che fu acquisita da Google nel 2004

Le applicazioni per computer permettono di vedere questi tracciati sulle mappe o su immagini satellitari.

Entrambi i formati sono aperti e si sono imposti come standard de facto. Presentano un insieme di punti che può essere senza alcuna relazione sequenziale, oppure ordinati. Nel primo caso si parla di waypoints, nel secondo di tracks (tracce) o routes (percorsi). I waypoints sono dei singoli punti di cui si conoscono le coordinate di latitudine e longitudine ed elevazione (altitudine espressa in metri). Le tracce sono un insieme di punti posti sequenzialmente che descrivono un percorso mostrato come una linea spezzata.

Spesso i file KML sono distribuiti come KMZ, che sono file ZIP compressi con estensione .KMZ. Quando un KMZ viene decompresso, al suo interno è presente un singolo file doc.kml, contenente tutti gli overlays e le icone referenziate nel KML.

Sono molto utili per seguire i percorsi senza correre il rischio di andare fuori strada. La tecnologia ci aiuta molto in questo e le tracce GPX e KML sono appunto la risposta più pratica.

Ogni percorso riportato nel sito è provvisto di tracce GPX e KML scaricabili. Le informazioni contenute nei due file sono identiche, cambia solo il formato del file.

La maggior parte degli apparecchi GPS permette di caricare tracce pre-registrate e di seguirle. Basta seguire le istruzioni dei manuali degli apparecchi per poter inserire la traccia e seguirla durante l’escursione.

Oggi anche gli smartphone permettono di usare App disponibili gratuitamente o per una piccola somma che presentano le stesse funzionalità degli apparecchi GPS.

Gli smartphone sono intrinsecamente più delicati di un apparecchio nato appositamente per un uso all’aria aperta, occorre quindi fare più attenzione durante l’uso. Per salvaguardare il più possibile l’autonomia degli smartphone è consigliabile disabilitare le funzionalità poco utilizzabili in ambiente, cioè almeno Wi-Fi e Bluetooth.